Mercoledì 17 novembre 2010
La conferenza -spettacolo “La scienza racconta il Bolero di Ravel”, curata dal prof. Luigi Dei dell’Università di Firenze, si è prefissata l’obiettivo di analizzare la composizione dell’autore francese da un punto di vista fisico-matematico. In particolare si è voluto sottolineare come gli strumenti emettano suoni seguendo precise regole fisiche e come i suoni stessi siano rappresentabili in linguaggio matematico attraverso frazioni.
L’intera opera si presenta quindi come un “puzzle matematico” complesso ma allo stesso tempo chiaro e perfettamente comprensibile poiché la musica, come la matematica, si esprime per mezzo di un linguaggio universale.
Contrariamente a quanto molti credono, la musica non è una espressività senza regole: anzi, così come la matematica, proprio regole, rapporti e simboli le consentono di essere uno strumento di comunicazione fra le persone.
Nonostante l’argomento fosse interessante, molti tra i presenti hanno lamentato che fosse troppo lungo e ripetitivo anche se tutti hanno ammesso di aver capito i concetti espressi poiché erano illustrati in modo chiaro ed efficace. Inoltre non tutti hanno apprezzato l’idea del professor Dei di presentare le diapositive “alla Pitagora”, ovvero da dietro una tenda, in quanto questo espediente ha reso l’intera lezione “spersonalizzata”.
Per far comprendere la vera essenza del “Bolero” sarebbe stato necessario far ascoltare il brano per intero, senza interruzioni, al termine della conferenza, in modo da poter far apprezzare la composizione dopo aver fornito gli strumenti per farlo. Il “Bolero” è infatti caratterizzato da un delicatissimo ed impercettibile inizio, da un tema che viene proposto più e più volte dai vari strumenti o insiemi di questi ma sempre in crescendo, fino ad arrivare ad una conclusione esplosiva ed in “fortissimo”.
Frammentare un’opera del genere in piccole parti di una trentina di secondi l’una equivale a disintegrarla. È indubbio che la fisica e la matematica siano state in grado di spiegare la meccanica degli strumenti: attraverso brevi lezioni di acustica condensate in poche diapositive è stato possibile comprendere le peculiarità di essi. Mantenendo il paragone con il puzzle, forse sarebbe stato necessario non solo soffermarsi su ciascun tassello ma anche, magari al termine, riutilizzare queste nuove conoscenze per apprezzare tutto l’insieme per un tempo ragionevole e, dunque, maturare una comprensione nuova e affascinante del brano grazie ai risultati del lavoro di analisi, elaborazione e sintesi dai vari pezzi